Criptoportico Brindisino

Il Presente
“Un complesso termale della prima età imperiale è ubicato in via Santa Chiara, sulle pendici settentrionali dell’arx: presenta ambienti di servizio ipogei coperti a volta, in perfetto stato di conservazione. Da uno di essi si diparte un corridoio, solo parzialmente esplorato, in direzione di piazza Duomo, da identificarsi con il criptoportico descritto dal Tarantini e dal Nervegna allo scorcio del XIX secolo. I resti rinvenuti in via Santa Chiara, di grande rilevanza dal punto di vista dell’urbanistica antica, risultano abbandonati nel III secolo d. C. Il potente livello di riempimento di terreno, che obliterava la struttura ipogea, ha restituito un’eccezionale quantità di reperti, che apportano notevoli dati sul quadro distributivo delle classi ceramiche di età romana nell’intero bacino del Mediterraneo e sulla circolazione delle merci. In percentuale molto alta sono, ad esempio, attestate le ceramiche di produzione orientale, lucerne e coppe a rilievo di produzione corinzia. Lo stesso riempimento di terreno occultava il portico di età ellenistica scoperto nell’atrio della Cattedrale e, pertanto, sembra documentata la diversa sistemazione che l’area di piazza Duomo, la più alta sul livello del mare della collina del Seno di Ponente, ebbe probabilmente in rapporto con la costruzione delle cosiddette Colonne terminali della via Appia .Tradizionalmente attribuite al III secolo d.C., nell’ambito della politica imperiale di riorganizzazione delle strade pubbliche, il monumento viene infatti considerato nella letteratura archeologica, non senza controversie, come indicazione del termine della via Appia.”
Assunta Cocchiaro, Responsabile Ufficio Catalogo della Soprintendenza per i Beni Archeologici per la Puglia, Brindisi Romana – L’area archeologica di S. Pietro degli Schiavoni p. 12.
Il Passato
Il percorso del criptoportico scoperto da Giovanni Tarantini (1805-89), Ispettore onorario per i Monumenti e Scavi in Brindisi, fu delineato in una lettera del 10 marzo 1876, diretta alla Direzione Generale degli Scavi e Musei in Roma:

Con grande mia soddisfazione mi do l’onore di riferirle un fatto che merita l’attenzione di Vostra Signoria Illustrissima. Nel passato mese di febbraio seppi che molti anni dietro da alcune abitazioni messe nell’angusta strada di Santa Chiara, la quale dalla piazza del Duomo di Brindisi mena al porto, si poteva scendere in una lunga strada sotterranea. Desideroso di aver notizie più precise, dopo varie diligenze, trovai il fabbricatore Salvatore Perrone il quale venti anni or sono eseguì delle costruzioni in una delle cennate abitazioni, e di notte tempo con alcuni suoi aiutanti scese una volta nel sotterraneo. Per quanto disse, trovò una galleria larga circa due metri e coverta con volta che restava ad una buona altezza. Essendosi inoltrato per più che venti metri trovò una stanzetta grande per un tre metri in quadro. Da questo luogo la galleria prendeva altra direzione, cioè verso la piazza del Duomo, ed avendola egli percorsa per settanta o ottanta metri non potè procedere più oltre perché trovò intercettato il passaggio da molta terra che vi era stata gittata da una buca che esisteva nella volta ma che poi era stata chiusa con un fabbrico. Pare che il terreno sovrapposto all’estradosso della volta debba essere poco doppio perché il Perrone mi fe’ notare che egli giunto sotto di una delle case di quella strada sentiva distintamente i discorsi che ad alta voce si tenevano dagli abitanti al pian terreno. Dopo queste notizie, mi sono fatto sollecito di esplorare il luogo, ed in uno degli ultimi giorni dello stesso mese di febbraio, io e due miei amici, i signori Giuseppe Nervegna e Lorenzo calabrese, facendoci assistere dal fabbricatore Perrone e da alcuni suoi aiutanti abbiamo cercato di penetrarvi per la stessa via che fu tenuta dal Perrone. Abbiamo trovato però che il proprietario, onde garantire la sua casa da sorprese, aveva chiuso con muro l’ingresso. Ci siamo diretti in un’altra abitazione che sta sopra alla stanzetta di cui si è parlato, e fattane sfondare la volta nel punto ove scorgesi che anticamente esisteva una buca, siamo discesi nella stanzetta per mezzo di una scala a piuoli. La stanzetta è stata riconosciuta dal fabbricatore Perrone, ma l’abbiamo trovata nella maggior parte della sua altezza ostruita dalla terra che vi fu gittata dal proprietario della casa e che era risultata dalla demolizione di muri antichi in occasione di nuove costruzioni fatte. Anche le porte che vi veggono sono rimaste ostruite nella maggior parte della loro altezza. Gli aiutanti fabbricatori muovendosi e strisciando col petto sulla terra han potuto penetrare nella galleria per due direzioni che vanno l’una contro l’altra, e che son distinte da quella del tratto di venti metri che fu percorso dal Perrone nel primo scendere che egli fece nel sotterraneo partendo dalla casa, ove eseguiva i lavori. Dalla stanzetta quindi anticamente si poteva procedere in tre direzioni distinte. l detti aiutanti si sono inoltrati per circa trenta metri nella direzione della piazza del duomo, ma poi son ritornati essendo troppo incomoda la posizione in cui erano obbligati a stare. Ho verificato intanto che la costruzione è del tempo romano. La volta è di pietre informi ma i piedi dritti son formati di grossi macigni quadrati. Nella stanzetta, oltre delle tre porte, ho notato una finestra messa all’estremità superiore del piede dritto, e che ha mezzo metro di altezza e di larghezza, ma attualmente è accecata dal terrapieno di un ortale che vi confina.
Usciti fuori ci siamo diretti ad un’altra abitazione che sta oltre la piazza del duomo, e nella quale, come siamo stati avvisati, il proprietario facendo alcune opere nuove circa due anni dietro, scopri un’apertura per la quale si scendeva anche in una strada sotterranea. Il proprietario ci ha confermato il fatto e ci ha detto che egli ha percorso la strada per un buon tratto sotto la piazza del duomo. Cioè il tratto da lui percorso andava ad incontrarsi con quello che in parte fu percorso dal Perrone e ci ha soggiunto che dalla parte opposta la strada si dirige verso le antiche colonne. Queste colonne monumentali stanno su di una collinetta presso la riva del porto. Disgraziatamente però non abbiamo potuto penetrare nella galleria da quest’altro punto perché il proprietario, onde rinfrancar le spese del trasporto della terra risultata dalle demolizioni e dallo spianamento che fece eseguire, la gittò nel sotterraneo e così ha tolto l’ingresso. Ho saputo ancora da persone del vicinato che in faccia alla collinetta su cui sorgono le colonne anticamente trovatasi una buca per la quale si entrava pure in una via sotterranea, ma che poi fu murata onde togliere l’inconvenienze che vi si commettevano. Anche oggi ben si osserva il punto ove la buca esisteva. Da quanto mi è stato riferito e da quanto ocularmente ho potuto osservare, rilevo che trattasi di un antichissimo criptoportico, forse il più grande ed il meglio conservato di quanti ne sono stati scoverti finora. Pare che partisse da presso al lido del porto ed inoltrandosi nella città e descrivendo una curva andasse a riuscire a qualche distanza dal punto di partenza. Calcolo che lo sviluppo dell’arco può misurare più che trecento metri, e la corda duecento. Non era questo criptoportico certamente d’una casa principale, ma addetto all’uso pubblico. E ben può ritenersi, mi pare, che stanziando in Brindisi la flotta romana, i signori della repubblica che perciò vi facevano dimora avessero voluto godere di quest’agiatezza che era tanto in uso nella vita di quei tempi. Mi auguro che Vostra Signoria Illustrissima voglia restituire alla scienza archeologica questo interessante monumento col farlo disgombrare dalla terra mobile che in vari punti vi è stata gittata. Calcolo che la spesa non dovrebbe oltrepassare le due o tre mila lire. Ho speranza che in qualche punto non s’incontri ostacolo per le fondamenta di qualche abitazione, ma quando anche ciò avvenisse non sarebbe piccola cosa che si otterrebbe col mettere in istato da essere accessibili tutti quei tratti che sono stati percorsi da persone ancora viventi. Onde possa farsi un progetto per questa bisogna, è indispensabile che la località sia esaminata da un qualche ingegnere e opportunissimo sarebbe l’ingegnere della sezione del Genio Civile esistente in Brindisi signor Ferrini, quando ne fosse incaricato per mezzo del ministro de’ lavori pubblici. Dal canto mio presterò tutta l’assistenza di cui son capace, e resterò intanto in attenzione delle sue superiori disposizioni.

Il Futuro
A seguito della eccezionale importanza dei ritrovamenti archeologici in via S. Chiara, la Soprintendenza Archeologica della Puglia nell’anno 2000 suggeriva al Comune la creazione di un’area turistico-archeologica che comprendesse, oltre al Cripto-portico, anche la Casa del Turista (ex Scuola Marinara), il Convento di S. Chiara e il Palazzo Montenegro.
In questa ottica, una delle proposte più interessanti proviene dall’ing. D. Caiulo, che nel suo libro “Storia e progetto della riqualificazione urbana, pp. 173/4” , suggerisce, previa espropriazione di alcuni caseggiati che fronteggiano su via S. Chiara il muro di cinta del giardino di palazzo Montenegro (di proprietà pubblica), un collegamento, sia a livello stradale che sotterraneo, tra le due strutture pubbliche.

“L’eventuale attraversamento sotterraneo di via S. Chiara (che corrisponderebbe ad un passaggio alla quota di via R. Margherita), potrebbe intercettare ulteriormente l’antico cripto-portico che collegava, sin dai tempi dei Romani, la città con il mare”.

Si porrebbero così le basi per recuperare almeno parzialmente l’antico cripto-portico, attualmente colmato da detriti e macerie.

Bibliografia: A. Cocchiaro, Brindisi Romana – L’area archeologica di S. Pietro degli Schiavoni; D. Caiulo, Storia e progetto della riqualificazione urbana; R. Alaggio, Brindisi Medievale; G. Carito, Brindisi Nuova Guida

Foto tratta dal fascicolo di A. Cocchiaro, Brindisi Romana – L’area archeologica di S. Pietro degli Schiavoni (realizzato a cura della Soprintendenza nell’ambito di un finanziamento erogato nel 1998 del Programma Operativo Multiregionale Turismo con il Patrocinio del Comune di Brindisi)

 

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